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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Strumenti a corpo scavato
MessaggioInviato: 06/12/2015, 21:32 
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Iscritto il: 20/06/2014, 19:21
Messaggi: 348
Località: Verona
Pietro

Strumenti a corpo scavato

In origine la cassa armonica di uno strumento era un qualcosa che si trovava in natura come un carapace vuoto, una zucca svuotata ecc. ma con l'avanzare delle tecniche e con degli attrezzi si costruirono direttamente nel legno.
L'antichissima arte di scavo dello strumento che ne traeva la forma da un unico pezzo di legno, manico compreso, rimase prassi abituale nei paesi europei (ma non solo) fino al XV secolo sia per la tradizione colta che per quella popolare.
Ancora adesso a onor del vero negli strumenti popolari è ancora viva, basta guardare la lira calabra che assieme alla chitarra battente rappresenta le nostre più genuine tradizioni del nostro folclore mediterraneo.
Nelle immagini che seguono si possono vedere gli spaccati di strumenti a pizzico e ad arco: la prima immagine è lo spaccato di una cetra a corpo scavato, la seconda è sempre uno spaccato di una viella, la terza è la famosa violetta di Santa Caterina e l'ultima è l'immagine di una guiterne del 1459 circa sempre a corpo scavato e conservata in un museo.

Allegato:
strumenti scavati 1.jpg [202.81 KiB]
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Cordialità - Pietro -

Al tema segue la discussione

1 - Orberto
Sono certo dell'organistrum di Vercelli che abbia il corpo scavato da un unico pezzo di legno.
Ho anche una nyckelharpa che ha il corpo scavato nell'acero sul quale poi è adesa la tavola armonica.
Ne conoscete altri di strumenti medievali scavati direttamente dal legno.
Al di la del costo per alcune cose mi pare addirittura più facile...
Ma quale può essere l'effetto? E la causa?


2 - Pietro -
Vediamo intanto l'organistrum di Vercelli, progenitore della famiglia delle ghironde... forse lo avevamo in casa senza saperlo, il corpo sembra fosse interamente scavato.
Allegato:
Organistrum Vercelli.jpg [62.61 KiB]
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3 - Blu
Strumenti medievali scavati direttamente dal legno? Ne butto lì uno. ma ne esistono moltissimi: la ribeca... Per quanto riguarda le cause, credo che fossero legate a vari motivi: al fatto che una volta non esistevano i macchinari che esistono oggi...
Inoltre credo fosse un problema legato anche all'incollaggio delle varie componenti; nelle condizioni d'uso ed ambientali in cui venivano tenuti una volta, gli strumenti si sarebbero aperti dopo 1 mese!
Le tecniche costruttive non erano quelle di oggi, c'era molta inesperienza, poi come in tutti gli ambiti, al passare del tempo le tecniche si affinano e le conoscenze si amplificano... e il suono migliora.
Per quanto riguarda la facilità nel fare strumenti scavati direttamente dal legno, non sono d'accordo, prova ad esempio fare il fondo scavato di una viola o violino, se si cerca di mantenere spessori precisi è un macello!
Tu parli di nyckelharpa e quelle che finora ho visto io (come quelle oggi costruite in Svezia) non sono scavate, ma in origine probabilmente lo erano, sarebbe interessante fare un esperimento: costruire due strumenti analoghi come dimensioni, uno scavato e uno no, e montando le medesime corde sentire la differenza sonora, ammesso che ci sia...


4 - Aldeo
Fino al rinascimento la figura del suonatore e del costruttore di strumenti quasi sempre coincidevano. Quindi la maggior parte degli strumenti ad arco medievali specie di piccole dimensioni (ribeca, giga, ecc...) erano scavate e non costruite. Certamente la sonorità ne risentiva, ma teniamo conto della maggiore acutezza di udito e dello stesso gusto dll'uomo medievale. Consideriamo che il violino al suo apparire era considerato uno strunento da gente di bassa lega per il suo suono aspro e potente, mentre nell'aristocrazia per molti anni seguitò a prevalere la viola da gamba.


5 - Luciano
mi sembra che stiamo mischiando aspetti diversi... per quanto riguarda gli strumenti antichi scavati, sicuramente il più noto è la ribeca.
uno strumento meno noto ma bellissimo è la violeta di S. Caterina De' Vigri, anch'essa scavata. Tra l'altro, sotto varie forme, questo tipo di strumento ha continuato ad esistere fino a tempi recenti, in vari strumenti popolari di varie culture (es in Turchia, Bulgaria e regioni Yugoslave). Un 30 anni fa in Danimarca avevo suonato con alcuni vecchi violinisti che usavano dei violini fatti partendo da zoccoli di legno. In Belgio sono conservate almeno 3 ghironde con cassa scavata. mi pare che tutte datano intorno alla fine del '700-primi '800. però anche qui, dato il disegno, è probabile che si rifacessero a modelli molto antichi. Per quanto riguarda la discussione del costruttore-suonatore, sulle motivazioni della costruzione/tecnologia ecc. direi che il discorso è complesso, forse varrebbe la pena di approfondire il discorso su una sezione a parte. Se devo guardare all'esperienza personale (2 ribeche) posso solo dire che a me è risultato molto più difficile costruire strumenti scavati che a fasce.


6 - Orberto
Mah la mia nichelarpa è scavata, non so perchè ma ho l'idea magari errata che gli spessori non fossero curati come lo erano oggi....
Inoltre ho visto una bella ghironda del 1500 conservata da Meireles un liutaio famoso nel portoghese la cui tavola armonica è INCHIODATA sui lati il che presuppone che i fianchi fossero belli spessi. Purtroppo in tutti questi secoli i tarli la avevano divorata per metà.


7 - Aldeo
Luciano, hai ragione che oggi è più difficile costruire strumenti scavati che a fasce, ma allora, con gli strumento che avevano a disposizione...non lo so!!


8 - Luciano
Condivido le tue considerazioni. per esempio è possibile e forse abbastanza semplice (?) usare il fuoco per scavare, però io non lo farei mai in casa mia..... forse il fatto di scavare uno strumento è anche una tecnica più "naif", se vogliamo, per imitare un oggetto più complesso... ma come dicevo prima il discorso secondo me è molto meno ovvio di quello che potrebbe sembrare a prima vista.
certamente, sia prima che durante il rinascimento, coesistevano entrambe le tecniche. le ribeche che conosciamo dai quadri, o la stessa violetta di S.Caterina, sono strumenti costruiti scavati, ma costruiti da mani esperte, e pensati per utenti colti e danarosi (la stessa S.Caterina per esempio!) , quindi il fatto di essere scavati nel legno non significa necessariamente che dovessero essere sempre e per forza oggetti "popolari". La ribecca dell'inizio del 400 raffigurata nella Pala di S.Giobbe di Giovanni Bellini ne è un eloquente esempio.
Diverso potrebbe essere il discorso per le ghironde, piu recenti, che si conoscono: ma anche qui coesistono strumenti di qualità piu elevata che piu rudimentali indipendentemente dalla tecnica di costruzione (a fasce o scavati).


9 - Aldeo
Beh, basta intendersi per i termini medioevo e rinascimento. Io considero che , specialmente in musica, il rinascimento inizi già verso la fine del '300. Quanto a strumenti particolarmente raffinati, ho visto certe ribeche scolpite sul fondo, sulle fasce e sul manico da mani che definire esperte è far loro torto. E si trattava di strumenti scavati!!!


10 - Luciano
Credo che diciamo la stessa cosa: Giovanni Bellini è sicuramente un pittore del rinascimento. Intendevo dimostrare che la "scavatura" rimane chiaramente anche in periodi successivi al medioevo, coesistendo con le altre tecniche, adottate per altri strumenti affini, e che veniva usata anche per strumenti sicuramente di fattura raffinata, come quello rappresentato nella pala.


11 - Pietro -
Gli strumenti musicali nell’antichità erano spesso polivalenti, nel senso che potevano essere utilizzati dall’esecutore a pizzico, ad arco, oppure a percussione. Questo anche quando la tecnica costruttiva progredì passando dagli strumenti ricavati da elementi naturali con ben poche modifiche apportate manualmente a quelli più elaborati ottenuti con la più raffinata arte dello scavo.
La tecnica di ottenere da un unico blocco di legno uno strumento musicale o parti cospicue di esso non è mai stata abbandonata in liuteria ed il violino stesso è l’esempio attualmente più evidente. Uno strumento con il corpo costituito da un unico pezzo di legno con l’aggiunta della tavola armonica può essere considerato l’antenato sia del violino sia del mandolino.
Ho provato a costruire una piccola mandola con il corpo scavato in un unico blocco di legno per sentirne la sonorità.

Allegato:
strumenti scavati 2.jpg [198.98 KiB]
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Il corpo è sostanzialmente lo stesso, solamente che nei due esemplari a confronto emerge che quello di destra è più adatto per essere suonato con l’arco, l’altro a sinistra invece si presta di più per essere pizzicato con un plettro o con le dita. Le differenze non sempre erano così evidenti, anzi come già detto molto spesso era l’esecutore che utilizzava diversamente lo stesso strumento.
Progressivamente si delineò una linea di demarcazione che identificò le tipologie strumentali con più precisione e lo strumento a corpo in monoblocco scavato suonato con l’arco prese il nome di ribeca. Esemplari a noi pervenuti conservano sia la rosetta tipica degli strumenti a pizzico che gli intagli caratteristici di quelli ad arco. L’uso comunque per tutto il rinascimento ed oltre fu prevalentemente questo, tranne forse qualche pizzicato come quello eseguito con il violino. Il corrispondente a pizzico non ebbe un nome definito, esso cambiò nel tempo e da località a località: Cetera, Mandore, Mandolla, Pandora furono solamente qualche suo appellativo, nel nostro paese venne per lo più identificato come Mandòla e, in effetti, il Mandolino, strumento tipico nazionale si può considerare una mandòla di piccole dimensioni. Reperti risalente al 1330 (Pamplona) dimostrano la diffusione dello strumento già con le doppie corde. La decorazione dalla rosetta a stella (stern) diverrà in seguito caratteristica dei liuti barocchi.
Esaminiamo brevemente la piccola mandòla a corpo unico da me costruita, il diapason è di 340mm. come per i mandolini.
Il corpo è ricavato da un monoblocco di faggio, poteva essere anche un altro legno, ma in passato non c’erano codificazioni e ho provato ad utilizzarlo. Si lavora abbastanza bene e dallo stesso blocco ho ricavato pure i piroli per l’accordatura e il ponticello.
La tavola armonica è in abete e la decorazione della buca è ricorrente in molti disegni antichi. La tastiera è in noce scuro e i tasti sono dei legacci come si usava allora per le corde in budello. Per questa mandòla ho trovato varie accordature, da questo ho dedotto che ognuno si regolava abbastanza liberamente, come del resto per forme, misure e decorazioni. Un’accordatura ricorrente SOL – DO – SOL – DO, era per quarte con una quinta centrale, ma non mi trovavo a mio agio e ho provato quella del mandolino bresciano che ha pure quattro corde in budello nudo ed alla fine è accordato come il mandolino napoletano senza i raddoppi. Si tratta di uno strumento a quattro corde in budello nudo accordato per quinte: SOL – RE – LA – MI . Naturalmente il mandolino bresciano non ha il corpo in monoblocco, ma ha le doghe come tutti i mandolini a fondo bombato. La piccola mandòla che ho presentato si può considerare una progenitrice non solo di questo strumento, ma anche di quello che tutti conosciamo in quanto è il più diffuso: il mandolino napoletano.
La sonorità degli strumenti a corpo unico non è potente, il rapporto fra corda e corda è diverso da quello degli strumenti moderni, ma quelle sole quattro corde in budello nudo tastate su quei pochi legacci di questa antica mandòla oggi pressoché scomparsa, sanno creare un suono rotondo e morbido che richiama tempi remoti. Un suono sereno, che si apprezza particolarmente nella tranquillità della sera.

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Naturalmente altre opinioni o integrazioni sono sempre gradite.

Cordialità - Pietro -


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