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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 13/07/2014, 13:17 
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Iscritto il: 20/06/2014, 19:21
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Località: Verona
Pietro

Oggetto: Vernice poliresinosa allo spirito di vino a 75°

Nelle classiche vernici per liuteria le resine sono sciolte in olio o in spirito di vino.
Al presente si usa l’alcol a 95° ma in passato non era sicuramente così in quanto in diverse ricette del 600 si legge: “Una pinta di spirito di vino ben rettificato”.
Partendo da questo concetto ho provato a verniciare una tavoletta di abete con una vernice poliresinosa usando come solvente lo spirito di vino (normale grappa fatta in casa) a 75°.

Passo ad illustrare il procedimento esecutivo:
La tavoletta usata per la prova è di semplice abete comune, nulla a che vedere con i pregiati legnami di liuteria accuratamente selezionati e ben stagionati, ma tale scelta dovrebbe evidenziare il comportamento della vernice in condizioni diciamo non propriamente ottimali.
Inizialmente avevo pensato di usare solamente la gommalacca in scaglie, ma alla fine ho optato per una poliresinosa sia pure elementare e per un trattamento sul legno prima di stendere la vernice: tale procedura è riscontrabile sia nelle vernici di liuteria che in quelle di artigianato e sono pienamente concorde con il maestro Armando Barbieri e con tutti coloro che come lui sostengono che le vernici usate in fondo erano le stesse, cambiava solo il modo di usarle e su questo la mano di un grande maestro come Stradivari faceva veramente la differenza.
Vediamo ora i componenti per la prova di verniciatura, nessuno di questi è specifico di liuteria in quanto provengono da un piccolo colorificio artigianale.

Gommalacca normale in scaglie gr. 150
Mastice in lagrime gr. 15
Sandracca gr. 15
Spirito di vino a 75° litri uno.

Per la prova eseguita naturalmente le quantità sono ben minori, basta rispettare il dosaggio in maniera proporzionale al bisogno.
Nel presente caso un vasetto piccolo con il tappo ermetico è più che sufficiente per contenere il tutto.


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Non sempre una gommalacca ordinaria da poco prezzo deve per forza essere scadente: questa che vedete ha quasi dieci anni ed è bella e lucente come appena comperata.
Il mastice in lagrime (a sinistra) e la sandracca (a destra) invece presentano qualche impurità che con il filtraggio saranno eliminate lasciando la vernice pura e trasparente.
Il componente principale sul quale verte tutta la prova è lo spirito di vino a 75° che nel caso presente è normale grappa distillata in modo casalingo da vinacce della Valpolicella, penso che il termine: “Ben rettificato” usato nelle antiche formule altro non consista che nella doppia distillazione che serve sia per aumentare la gradazione che per ottenere una purezza maggiore. Con una grappa a così alta gradazione nelle nostre zone si fanno infusi con erbe come la ruta o la luigia o si conservano ciliegie, giuggiole, acini d’uva ecc.

Stabilito il dosaggio dei vari componenti ho messo il tutto nel vasetto di vetro e già il giorno dopo le resine erano quasi sciolte completamente. Le ho ben agitate e lasciate al sole per tutta la giornata, alla sera erano ben sciolte ma la vernice presentava delle impurità che ho eliminato filtrando la vernice stessa con un tessuto dalla trama sottile (comune collant da donna) e lasciando poi ben amalgamare la vernice prima dell’uso. La preparazione ha richiesto in tutto tre giorni.
Finche la vernice si amalgamava nel suo vasetto ho preparato la tavoletta carteggiandola per bene e trattandola con l’acqua di colla perché in liuteria la vernice deve essere sul legno, non nel legno.

la colla usata è quella a caldo ricavata da ossa, tendini e pelli di animale. La preparazione avviene in tre fasi:
1 - Si prende la colla e la si mette in un recipiente per essere sciolta, la si copre di acqua e la si lascia in ammollo per una notte.
2 – Quando la colla avrà assorbito tutta l’acqua si scalda a bagnomaria e si aggiunge ancora dell’acqua fino alla densità desiderata: generalmente per le incollature l’acqua è due o tre volte la colla, ma dipende dai materiali e dall’umidità.
3 – Se il rapporto acqua e colla è uno a tre, aggiungendo altre tre parti di acqua generalmente si ha la giusta densità per l’acqua di colla da usarsi per l’abete.

Si abbia cura durante il lavoro di non fare mai bollire la soluzione.
Con l’acqua di colla così ottenuta ho dato una prima mano con un pennello sulla tavoletta ben levigata e a completa asciugatura ho ripetuto la carteggiatura con carta vetrata fine, trattamento che ho dovuto ripetere per tre volte perché il legno era molto poroso e faticava a diventare ben liscio per la verniciatura.
Con un buon legno da liuteria non sarebbe successo.
Comunque dopo un paio di giorni di riposo (per il legno) e ricontrollato il risultato sono passato alla prima mano di vernice stendendola a pennello e constatando che si applicava con estrema facilità.
Pure il pennello piatto, come la colla e tutto il resto provengono dal colorificio ed è un prodotto economico a setole sintetiche, ma è materiale che non mi ha mai tradito.
Vista la superfice limitata bastava caricare il pennello una volta sola e stendere la vernice nel senso della venatura con tre sole passate: avanti, indietro e avanti. Naturalmente se sono partito dal lato destro della tavoletta, con la mano successiva sono partito dal sinistro e così via fino a lavoro ultimato.
La vernice si stendeva bene ed in modo omogeneo che ho dato la prima lisciata dopo la quarta mano usando una paglietta sintetica.


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Il rotolo superiore è la classica paglietta fine in acciaio, quella marrone è quella sintetica che graffia meno della prima anche se più lenta come azione. Io ho usato in questo caso solo questa.
In tutto ho dato una decina di mani con il pennello lisciando con la paglietta ogni due mani e le ultime due di lucidatura con un tamponcino ricavato da una piccola pezzuola morbida ripiegata in quattro, vista la superfice limitata.
Alla fine il legno si presenta con una leggera colorazione giallo paglierino senza quel lucido che spara e la lucidatura così ottenuta si adatta bene a mio parere più per una chitarra che per un violino in quanto non è stato usato nessun colorante e le caratteristiche del legno ci sono tutte.

La prova poteva essere più accurata e pure più completa dando più mani e lucidando più a fondo. Potevo anche mettere un colorante per vedere come si comportava lo spirito di vino con i vari strati, ma ho preferito vedere la vernice al naturale addizionando alla grappa comuni resine che si possono trovare anche nei colorifici.


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Non so fino a che punto l’immagine del lavoro finito possa essere eloquente, un’idea la da di sicuro e la prova che una vernice poliresinosa si può ottenere anche con spirito di vino a 75° è evidente.
Il procedimento è più lento di una vernice con alcol a 95° ma si lavora meglio per la stesura. La durezza mi sembra uguale e per la tenuta nel tempo, lo vedrò in seguito.

Non so se questo sia lo stesso spirito di vino degli antichi liutai, di certo i loro strumenti suonavano e suonano ancora divinamente.

Cordialità - Pietro -


Al tema segue la discussione:


1 - mystral1320
Mitico Pietro!!! Grazie 1000! Cavoli, non sarei stato capace di essere altrettanto chiaro nell'esporre la cosa!!!
Vorrei solo aggiungere un paio di cose.
La prima riguarda la doppia distillazione. In effetti gli alcool estratti da vegetali o frutta, formano una catena chimica. Con la prima passata (distillazione), si ottiene del metanolo o alcool metilico (quella che nei dialetti del Nord si chiama la Fléma) che é altamente tossica anche e già in piccole dosi se ingerita...
La seconda passata, si ottiene l'etanolo che é l'unico di questi alccol di questa catena ad essere commestibile e che é la comune grappa... Volendo, si può continuare coi processi di distillazione ottenendo butanolo, e via di seguito gli altri alcool appartenenti alla stessa catena zuccherina di base...
La seconda cosa che volevo aggiungere é la seguente. La vernice già così come l'hai presentata é lucida ed ottima. Chi volesse renderla ancora più brillante, potrebbe aggiungere una quantità di benzoino pari alla metà della quantità della sandracca o del mastice....


2 - Pietro
Grazie Mystral per i complimenti, ma ho solo eseguito e documentato una prova.
Grazie anche per le integrazioni:
la prima sulla distillazione penso che bene illustri il senso di "Ben rettificato".
La seconda sulla formula della vernice è naturalmente pertinente, ma volendo fare appunto una "prova" ho scelto una vernice poliresinosa il più semplice possibile che si usa sia in liuteria che in artigianato: è infatti riportata sia sul testo di Gabriele Carletti - Vernici in liuteria - che nel testo di A. Turco - Coloritura verniciatura e laccatura del legno - in uso negli istituti tecnici.

P.S. La grappa che manca dalla bottiglia me la sono bevuta alla salute degli amici del forum che mi hanno stimolato questa prova pratica che personalmente ho trovato molto interessante.


3 - edo
Pietro, ho provato anch'io a sciogliere qualche resina nell'alcool a 75°. E' rimasto poco residuo che dopo aver filtrato la parte sciolta ho tentato di sciogliere con poco alcool a 99°. Si è sciolto quasi tutto e ho filtrato poi tutto assieme.
Ho qualche dubbio sull'essicazione, il pennello resta morbido anche dopo 24 ore. la tua prova che segni dà, è asciugata bene?


4 - mystral1320
L'essiccazione dipende da diversi fattori climatici soprattutto... E'vero che l'alcol é volatile, ma le resine sciolte impiegano del tempo a seccare...
La prima parte dell'essiccazione forma quello strato asciutto (non secco!!!) chiamato battipolvere. Essendo un'essiccazione di superficie, la parte interna dello strato impiegherà più tempo per essiccare definitivamente.
Questo ha a che vedere con la diluizione della vernice... Più é densa più lo strato é spesso e più tempo richiede per essiccare all'interno....
L'umidità soprattutto e la temperatura ambientale incidono anch'esse sull'essiccamento....
In ogni caso (se non le primissime mani), 24 ore sono pochine per una vernice poliresinosa....
Per la mia esperienza (che di resine ne uso ben di più che non solo 3), uno strato può metterci anche 5 o 6 giorni ad essiccare bene....
Alcune ricette di vernice a spirito usate in liuteria, impiegano anche 10 - 15 giorni per seccare una sola mano e con più mani metti con più il tempo tenderà ad aumentare....


5 - edo
Ti ringrazio per le preziose informazioni.
Ma allora nel caso delle vernici che asciugano in 10-15 giorni, quanto tempo ci vuole per verniciare uno strumento?


6 - mystral1320
Anche alcuni mesi a volte.... Per questo quando mi chiedono quanto tempo ci vuole per costruire un violino rispondo 200 ore in bianco...
Mi é capitato (stagione molto umida e piovosa) che per uno strumento mi ci sono voluti oltre 3 mesi per completare la verniciatura....
Senza calcolare che prima della lucidatura finale, sarebbe utile lasciar risposare lo strumento appena verniciato per almeno 6 mesi....
Ma spesso i tempi imposti dalle ordinazioni non possono garantire questi margini....


7 - Pietro
Per l'essicazione dipende anche dalle resine e dalle percentuali. Nel mio caso ho sempre regolato in base al risultato la diluizione delle vernici dopo la "ricetta" base. Davo una mano al giorno e ogni volta pulivo il pennello con un panno morbido che utilizzavo poi per avvolgere il pennello stesso. Se non lo avvolgevo era secco come una scopa di saggina.
Sono però convinto che una piccola dose di residuo in questi casi sia sempre da mettere in conto.
La mia prova, in tempo reale è stata sicuramente svolta in un clima più favorevole di questo tempo umido che abbiamo attualmente e la tavoletta è già secca, tieni conto che non ho dato molte mani, tutto è come descritto nel procedimento.
Per completezza dei dati allego un PDF con maggiori informazioni soprattutto come immagini che, come si sa, un immagine vale più di mille parole:
https://app.box.com/s/lc6mtsnsysoqgly4cyb9

Per i mesi citati da Mystrall, penso che si tratti di vernici molto dense o ad olio, in ogni caso se ne esponesse una di sua composizione penso che poi potrammo analizzare il tutto con più cognizione.


8 - mystral1320
Caro Pietro, la vernice in questione era la ricetta di Rambaux, modificata da me (non ho il Tolbeque sotto mano ora), a cui avevo aggiunto della mirra, della propolis e del balsamo del Perù debitamente pirogenato...
Nel mio ex atelier, il problema maggiore era dato dal fatto che é a meno di 100 m in linea d'aria dal lago e questo già aumenta considerevolmente il tasso di umidità nell'aria...
Inoltre é sìto in una contrada stretta e becca poco sole o nulla addirittura a dipendenza della stagione... Ciò non bastasse, quell'anno (1989 se non sbaglio), qui , durante tutta la primavera e buona parte dell'estate, é piovuto molto ed ha peggiorato la situazione climatica non di poco...
Quanto alle proporzioni di resine in alcool, mi sono sempre attenuto alle indicazioni ricevute a scuola, cioé nel mantenere una concentrazione che non superi il 13%... Quindi anche la ricetta l'ho ricalcolata in proporzione a questa percentuale...

La vernice successiva, l'ho ricavata partendo dalla ricetta base di Sacconi, modificandone le proprorzioni sia del solvente (alcool + essenze), che della composizione delle resine...
Ho implementato della gomma ginepro, un pò più di mastice e meno trementina veneta e aggiunto della coppale per indurirla un po', in quanto é abbastanza tenera e si scalfisce molto facilmente...
Ma per questa ricetta é risaputo che occorre diverso tempo, come dice lo stesso Sacconi.... Essendo un solvente misto (medio o corto olio), é normale che impieghi diverso tempo ad essiccare e che, alla fine, occorre un tempo decisamente lungo di riposo prima di poter effettuare la lucidatura finale...


9 - Pietro
Di certo che al di la delle condizioni atmosferiche una vernice ad olio è sempre più lenta ad asciugare di una a spirito pur se poliresinosa.


10 - neuma
Mi scuso se forse vado fuori argomento ma parlando di vernici ad alcol per liuteria penso che anche questo particolare sia pertinente:
Da alcuni mesi mi sono messa abbastanza d'impegno con la sperimentazione di alcune ricette di vernice a spirito (normalmente per gli strumenti più antichi resto sulla gommalacca, ma sono a metà strada - per ora ferma - con la mia seconda viola da gamba, per cui vorrei invece fare una verniciatura ad alcool).
Come estratti coloranti ho poi addizionato, in varia proporzione anche per valutare la tonalità finale che mi soddisfa di più, estratti di pernambuco (visto che di polvere e trucioli di questo legno ne ho a disposizione a chili!!! ), sandalo, curcuma e zafferano, e i risultati, come inizio, mi soddisfano abbastanza.
Ora, un commento che mi è stato fatto, da costruttori più esperti di me che hanno visionato alcuni strumenti così verniciati, è che le mie vernici possiedono buone capacità dicroiche, il che mi fa molto piacere perchè il dicroismo è una qualità che apprezzo molto negli strumenti di pregio, e sono felice che un po' le mie vernici si muovano in questo senso ma ...se sono risultate così, è per puro caso!
Cosa determina (e accentua) il dicroismo in una vernice a spirito? Più le resine o i pigmenti coloranti? In che direzione potrei lavorare per affinare questa peculiarità?


11 - mystral1320
La dicromia é una specifica fisica che si sviluppa di più nei pigmenti che non nelle sostanze colorate vere e proprie. In buona sostanza, va detto che dipende dalla grandezza delle particelle dei coloranti e dal loro fattore di trasparenza. La dicromia per eccellenza la trovi con il pigmento dell'alizarina che é traslucido, quindi non lasciando passare totalmente le frequenze luminose le riflette direttamente (appunto la dicormia) in toto, da qui il fatto che a dipendenza della fonte luminosa a cui vengono esposte le particelle, restituisce un ventaglio di sfumature variabile, anche se la tonalità di base rimane invariata.
I coloranti (come quelli da te descritti) formano anch'essi delle particelle ma che sono più fini rispetto a quelle dei pigmenti ed inoltre sono anche più trasparenti (lucidi), la loro rifrazione o riflessione reagisce quindi alla luce in modo un pò diverso rispetto ai pigmenti e, di regola, restituiscono unicamente la frequenza luminosa di cui sono composti (ad esempio, se usi del pernambuco, verranno restituiti i ventagli tipici delle frequenze arancioni o rossastre di cui il legno é composto).
Se ottieni degli effetti dicroici, può essere dovuto al probabile uso di sali di fissaggio che in alcuni casi agiscono a mo' di pigmento per diversi motivi.


12 - neuma
Grazie Mystral, sei velocissimo e precisissimo come sempre!!! I sali per mordenzatura li ho usati solo relativamente a zafferano e curcuma, non sul pernambuco perchè mi avevi detto che la stabilità del suo colore è già sufficiente senza mordenzatura, quindi dici che se c'è qualche merito dipende da quello?
Mi pare di aver letto che anche l'uso della vernice del Sacconi come fondo aiuti in certa misura la rifrazione dicroica: ritieni sia effettivamente così?


13 - mystral1320
I sali, in quanto tali, si sciolgono nell'acqua che usi per il fissaggio, ma poi si ri-agglomerano - forse in cristallini più sottili - ai quali si fissa il colore. Può essere così che qualcuno di questi colori, fissandosi ai sali tenda ad opacizzare un poco e quindi restituendo così l'effetto dicroico. Quanto alla vernice di Sacconi, considerando quanto appena scritto, la cosa avrebbe valore solo per le ricette che prevedono l'immissione diretta dei coloranti in essa e ivi fissati, ovviamente se si usano coloranti come quelli da te scelti, mentre vale l'altro discorso nel caso della robbia (alizarina).
Dalla mie esperienza, la vedo dura che siano le componenti della vernice vera e propria ad avere a che fare. Nel caso di Sacconi, considera però che egli usava lavare il legno con la lisciaccia, la quale ha discreti contenuti di potassa e calce che tendono ad alcalinizzare alcuni tipi di coloranti e pigmenti, quindi alla formazione di sali da cui eventuali docroismi.


14 - Pietro
Gli ultimi interventi mi inducono ad allargare il discorso sulle vernici della liuteria classica e in particolare di Stradivari (impossibile non citarlo in questo caso). Forse sono solo convinzioni mie ma siccome me le trovo suffragate da vari testi e da esperienze vissute provo ad esporle; se ne viene fuori qualche corbelleria... ne chiedo venia.

La verniciatura degli strumenti musicali, in special modo i violini, è da sempre soggetta a mitizzazioni e arcani misteri. Recentemente in una pubblicazione tradotta per la prima volta in Italia del famoso trattato dei fratelli Hill su Stradivari, la sua vernice viene smitizzata in quanto già largamente usata non solo dai suoi colleghi liutai ma anche dai più raffinati artigiani dell'epoca.

Nel 1923 Giuseppe Accoretti in un suo testo riporta:"taluni asseriscono che la sua vernice composta da lacrime di lacca sciolte nello spirito con l'aggiunta di qualche goccia di olio di ricino, fosse stesa sullo strumento 2 volte al sole vivo, appunto perchè l'essicazione e l'evaporazione avvenissero prima dell'assorbimento". Personalmente penso che la prassi fosse comunque più complessa.
Un testo del famoso liutaio Armando Barbieri edito nel 1956 comunque sottolinea l'importanza di non far assorbire la vernice, in quanto toglierebbe voce al legno stesso e paralizzerebbe per sempre la sonorità dello strumento.

Il maestro cremonese Morassi che ha ricoperto altissime cariche nella rinomata scuola di liuteria della sua città, d'altro canto, qualche tempo fa lamentava la scarsa qualità delle essenze fornitegli e addirittura, completato lo strumento in bianco, aveva il terrore di rovinare l'opera compiuta appunto verniciandolo. Dopo qualche tempo il problema svanì come era venuto ed ancora oggi il celebre liutaio non sa spiegarsi l'accaduto. Da ciò si deduce che la questione è alquanto semplice ma un alone di mistero ancora permane.

Si sa che i grandi maestri della liuteria classica usavano resine purissime disciolte in olio o in spirito di vino, quest'ultima, pur cedendo leggermente alla prima, si asciugava con rapidità ed era l'ideale per le riparazioni e per i manici dei violini in quanto priva di quel senso di attaccaticcio tipico delle vernici ad olio non avendone però la trasparenza e luminosità. Anche la colorazione era ottenuta con pigmenti naturali come il sangue di drago, il zafferano, curcuma ed altri ora soppiantati perlopiù dalle moderne aniline. La stesura della vernice può essere ottenuta a pennello o a tampone e su questo ogni liutaio ha un suo metodo dettato dall'esperienza. Un interessante testo: "Oltre Stradivari" apre comunque a metodologie alternative stimolando la creatività artistica e pratica come i grandi maestri seppero fare nel passato. La strada è già tracciata e a noi della nuova era non resta che percorrerla.


15 - fabiodm
Ma lo sai Pietro che io a quello che scrive Giuseppe Accoretti non darei tutti i torti perche proprio in questi giorni come tu sai sto' dipingendo la mia ghironda con il tampone e la prima mano l'ho data in un locale molto riparato e fresco ma non vedevo subito il lavoro come veniva perche appunto la gomma lacca restava umida e l'alchol non evaporava.
La seconda, la terza mano e le successive ho dovuto, per ragioni che non hanno importanza, cambiare locale .
Mi sono messo sotto un terrazzo che sta tutto il giorno riscaldato dal sole,un caldo che non ti dico ma con sorpresa mi ero reso conto che anche solo dopo dieci minuti la gomma lacca era asciutta e gia si vedeva il risultato.
Se l'obiettivo è di non far penetrare la vernice nel legno io penso che questo sia un ottimo sistema , ma non so pero come reagisce la gomma lacca non legando con il legno. Non c'e il pericolo che si sfogli?


16 - Pietro
La risposta alla tua domanda è già nella domanda stessa in quanto hai sperimentato che l'ambiente ideale per le vernici a spirito deve essere secco, ventilato e privo di polvere. L'ambiente umido non va bene nè per la vernice nè per il legno. Fattore importante resta comunque che prima di dare una mano di vernice bisogna essere certi che la precedente sia ben asciutta e non solo in superficie. Solamente così la vernice attaccherà solidamente, non si sfoglierà e avrà quel calore tipico della lucidatura a gommalacca che come si sa non conosce la mediocrità.


17 - mystral1320
Bene Pietro!
Ecco finalmente un discorso serio sulle vernici!
Non entro nel merito specifico sennò scrivo per una settimana di fila!!!
Solo un paio di cose. Non scordiamoci che per molti secoli oltre allo speziale (cioè il farmacista attuale) vi era la figura dell'ALCHIMISTA, che NON era un chimico vero e proprio. I lavori di alchimia erano appunto la preparazione di sostanze diverse come colle, vernici diverse ed ancora altro.
Quanto a Stradivari NON ESISTE nessuna notizia o riscontro anche minimo che attessti che fosse lui di persona a fabbricarsela. Ciò che é certo é che lui ci metteva mano, ma non c'è dato sapere se partisse da zero o molto più probabilmente modificasse secondo sue necessità ricette di bese acquistate dall'alchimista.
Di vernici stradivariane ne esistono solo due fondamentalmente: quella riportata sul Sacconi (lunga e laboriosa anche se molto bella) e quella che utilizzò solo verso la fine del 1600, quando arrivò la gomma lacca in occidente che prima era sconosciuta.
Sapendo la mole di lavoro che aveva Stradivari, mi sembra a dir poco assurdo potesse trovare il tempo di prepararsi da sé la vernice!!!
Se si segue la ricetta di Sacconi, per la preparazione di circa un kg di vernice ci voglio quasi 4 giorni di lavoro!!! E dove lo trovava tutto sto tempo? E le varie conoscenze per trattare le varie componenti?
Il chimico che ha studiato la ricetta ci ha messo oltre sei mesi per capire come trattare alcune delle componenti. Un chimico!
Cosa diversa per il colore. Si sono trovate diverse prove di colore su pezzi di fascia. Il pigmento maggiormente utilizzato é l'alizarina, che viene estratta dalla radice di robbia essiccata.

Quindi ritengo che Pietro abbia ragione nel demistificare un poco la cosa...


18 - Pietro
Sono solamente convinto che i grandi liutai dell'epoca classica le vernici non le fabbricassero ma che usassero quelle in commercio che, tra l'altro, erano pure usate anche dai falegnami e dagli ebanisti.
La differenza era la mano e l'esperienza che i grandi maestri della liuteria come Stradivari sapevano trasporre. Se teniamo conto che partivano dalla scelta del legno, lo lavoravano e ne conoscevano quindi i più intimi segreti di ogni fibra, lo trattavano e lo verniciavano nel modo migliore per la trasmissione sonora (un portone seppure intagliato o un fregio seppure di alto valore artistico sono belli ma non devono alla fine produrre suoni) il tutto si spiega, compreso il fatto che tanti violini di Stradivari hanno solo un filo di vernice mentre altri ne sono ben più carichi.
Da questo si vede la mano del maestro che di volta in volta si regola nel modo più appropriato nell'uso sapiente della vernice.

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L'argomento lascia sicuramente spazio per integrazioni vista la sua complessità.

Cordialità - Pietro -


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MessaggioInviato: 19/12/2022, 9:17 
Non connesso

Iscritto il: 05/06/2019, 9:00
Messaggi: 1
Ciao a tutti,
vorrei aggiungere alla conversazione questo video molto interessante sulle resine naturali e le vernici.

youtube.com/watch?v=cjr9fEKbu0U

Saluti a tutti.

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