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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 05/07/2014, 14:21 
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Iscritto il: 20/06/2014, 19:21
Messaggi: 348
Località: Verona
Pietro

Oggetto: Riparare charango = Missione impossibile ?


Mi è capitato questo charango da rimettere in sesto.
Che ne dite,
Missione impossibile ?


Allegato:
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Accetto consigli Idea

Cordialità - Pietro -


Al tema segue la discussione:


1 - MAXLUCCA
Mi sembra che la tensione delle corde abbia fatto piegare il guscio e di qui il collasso della tavola: penso ci vorrebbe una barra di rinforzo e rettifica del guscio, poi se la tavola è recuperabile provare a risistemarla con l'aiuto di rinforzi interni e di una catena supplementare. Forse potrebbero essere indicati anche dei rinforzi longitudinali come si fa nella chitarra, di spessore limitato ma numerosi..... Non conoscendo lo strumento non saprei che altro dire se non buona fortuna!!


2 - frizzers
Salve ! Poverino l'Armadillo! Ne possiedo anch'io uno , ho pensato
all'ultimo disperato tentativo di richiudersi in posizione di difesa da
parte del suo ancora presente spirito. Per onorarlo io farei così:
-Rimuovere recuperando quanto è possibile del 'top' (ponte /filetti
sui bordi/intarsi della buca ) e Tastiera .-Buttare la tavola -
Saggiare premendo
quanta forza serve a riallineare il guscio .Se è inchiodato usare come
peso un sacchetto di sabbia umida piu' pesi supplementari finchè si riallinea .Se il fondo è verniciato l'umidità dovrà agire all'interno del
guscio . Lasciare asciuigare perfettamente . Riassemblare scegliedo
colle poliuretaniche .Non attaccarlo al muro sennò assume umidity
Li non sembra sia stata colpa della tensione delle corde ma un uso
improprio come 'clava' ,ho indovinato ?


3 -mystral1320
Caro Pietro, la vedo duretta per renderlo di nuovo suonabile!!! Le cause della deformazione possono essere diverse, includendo quella citata da Frizzers.
Secondo me é però più probabile che abbia ceduto l'incollatura del guscio. Essendo di origine animale, chi l'ha costruito, onde non eliminare una parte sostanziale dello stesso segandolo, ha provveduto a creare una sorta di pianetto, incollando le lamine che compjngono il guscio sovrapponendole oltre il necessario, così col tempo la colla ha ceduto e la tensione delle corde ha creato il danno.
Sul come intervenire penso ci siano alcune varianti: la prima é quella di scollare la tavola e rifarla perché mi sa che é difficilmente recuperabile questa originale. Poi, come suggerito da Frizzer, aumentare un po' il calibro delle catene eventulmente aggiungendone una supplementare.
Quanto alla cassa, una volta stablato lo strumento, una prima ipotesi é quella di ricreare il pianetto come concepito si dall'inizio e reincollare il guscio, magari rinforzandolo con delle fettucce di tessuto, un po' come si farebbe con le doghe di un liuto o di un mandolino all'interno della cassa, in modo da inossare un po' più la struttura.
La seconda variante é decisamente più complessa ed elaborata e prevede lo scollare anche il manico. Si trtterebbe di lasciare il guscio così com'é ora (il vantaggio sarebbe quello di avere un'aumentata profondità della cassa e quindi un maggiore volume), compensando i due vuoti laterali con l'aggiunta di una parte lignea, come fosse un pezzo di doga.
Tale soluzione, ti permetterebbe nel contempo di continuare la doga all'interno su ambo i lati, in modo da avere una maggiore superficie di ancoraggio per quando incollerai la nuova tavola, senza dover aggiungere delle controfasce all'interno.
Il problema di questa soluzione, come detto, é quello di dover scollare il manico e rifarci la sede adattandola alla nuova situazione ed inclinazione della cassa. Esteticamente si presenterebbe molto bene in quanto ho già visto dei charangos rifiniti con questo sistema già in origine, vuoi per estetica o vuoi per aumentare il volume della cassa quando il guscio é tirato per dimensioni.
Lascio alle tue abili mani la scelta.


4 -ciaci
Ciao, anche a me è capitato in mano un charango rovinato nello stesso modo. Fortunatamente era di legno, non di armadillo, altrimenti avrei avuto lo stesso pensiero di Freezer e forse non l'avrei toccato. Di quello che hanno portato mi avevano detto che era caduto o colpito, quindi non era una quetsione di tensione di corde. In realtà sembra che la colpa fosse di due bambini piccoli, quindi io avevo anche pensato che fosse una scusa per non dire che era così per incuria o altro a da un po' di tempo (anche mollando le corde la tavola sembrava ormai mummificata così).
Purtroppo non posso dare grossi consigli perchè questo è stato uno dei classici lavori "l'importante è che stia insieme, sa...è un ricordo ma non vogliamo spendere. Se poi potesse anche suonare...Ma niente sostituzione pezzi, costa troppo". Allora mi sono presa molto tempo, poco alla volta cercato di riportare giù la tavola, non avevo pensato alla sabbia ma la tiravo piano piano con delle bende di cotone; aggiunto dei rinforzi interni; rimesso insieme i pezzi di "guscio" che c'erano e rifatto quel che non c'era; rifatto qualche parte di filetto; accordato più basso e sconsigliato caldamente di tenerlo accordato.


5 -Sci090
Ho avuto modo di provare un vecchio charango con cassa in armadillo costruito dal mitico liutaio boliviano Sabino Orozco. Lo strumento ha avuto lo stesso problema del tuo, anche se in forma minore. Il proprietario dello strumento è Horacio Duran, charanguista degli Inti-Illimani, che ho avuto l'onore di accompagnare in una sua esibizione solista. Mi disse che quando la cassa cominciò a collassarsi (prima o poi accade in tutti i charangos con cassa in armadillo), lo fece restaurare dal liutaio Gabriel Aguilera che vive a Tuscania (VT). Lo strumento aveva una qualità sonora eccezionale, dovuta soprattutto alla qualità della tavola armonica, con la magica incatenatura tipica di Don Sabino. Valeva certamente la pena salvarlo e la soluzione adottata è stata quella di rimuovere la tavola armonica (ancora integra), di "raddrizzare" la cassa (non so come ma immagino umidificandone il carapace) e di creare una sorta di spina dorsale allo stesso. Una sorta di "chiglia" ricurva saldamente collegata alla base del manico nel punto in cui questo si unisce alla cassa e sagomata in modo da aderire perfettamente alla superfice interna del carapace. Il suo profilo è stato cioè modellato in modo da far collimare perfettamente la parte convessa con le pieghe delle scaglie all'interno del guscio. La chiglia ricurva attraversa longitudinalmente la cassa fino a rastremarsi sotto la parte inferiore della tavola armonica a mo' di zocchetto.
Spero di aver reso l'idea.
Nel tuo caso credo che la tavola vada sostituita del tutto. Se rinforzata con ulteriori catene o vari rinforzi interni si otterrebbe solo una perdita di volume e un peggioramento del timbro.


6 -Pietro
La missione si rivela purtroppo ancora più impossibile per danni anche alla carcassa dell'armadillo. Dalle immagini che ho postato non si vedono e io stesso le ho rilevate nel corso dei lavori. La tavola è certamente da rifare e dovrò aumentare lo spessore perchè l'originale 1,4 mm. non basterà anche considerando che la carcassa non supera i 2 mm. le catene erano solo tre: sopra e sotto la buca e prima del ponticello come molte chitarre romantiche. L'unione tra la tavola armonica e il carapace era un tutto uno tra stucco, colla e decori e vedrò come fare per rendere più sicuro e semplice il tutto anche alla luce dei nuovi danni riscontrati.
Semplificherò sicuramente al massimo i decori e calerò le tensioni delle corde in quanto a parità di diapason (340 mm.) ho delle tabelle con scalature inferiori allo 0,50 dei cantini che ho trovato montati.
Su una cosa sono sicuro anche se non conosco a fondo lo strumento: che questo purtroppo non suonerà più come prima.
Alla fine sentirò comunque il giudizio di chi mi ha dato questa incombenza.

Si inizia comunque a vedere qualcosa: Il carapace è raddrizzato e sagomato, ci sono solo i bordi da rifilare.
La tavola armonica si stà delineando e la buca è stata decorata utilizzando i pezzi originali anche se il disegno è diverso.
Ho cercato che anche la venatura rispecchi il più possibile l'originale, ora vedrò per lo spessore e per le catene.


7 -fabiodm
Azz..!! occhio che a quella carcassa di armadillo non spuntino le gambe e scappi
Sono proprio curioso di vedere i lavoro Pietro , complimenti !


8 -Pietro
Le zampette sono spuntate quando è stato rimesso in sesto ma non è scappato.
Forse è rimasto per vedere come và a finire.
Si prosegue con il lavoro che sembra aver preso una buona piega.
La cassa è ora tutta assemblata con un bordo in legno al posto dell'agglomerato colla-stucco-decori che c'era prima. Sembra che ne guadagni la consistenza e che il peso sia inferiore.
Le catene della tavola armonica sono esattamente come all'origine in quanto non ho voluto rischiare con nuovi sistemi di incatenatura applicati ad uno strumento che non conosco bene, iden per lo spessore che in prima intenzione avevo pensato di maggiorare ma alla fine ho tenuto 2mm che naturalmente a lavoro finito si riduranno a 1,4 - 1,5 come all'origine.
La tavola armonica è solamente appoggiata mantre il bordo è definivo, all'interno è stata incollata una striscia di nastro per consolidare ulteriormente il bordo della carcassa dell'armadillo.



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Come d'abitudine integgro il lavoro con qualche dato inerente: l'armadillo della prima immagine molto probabilmente stà visitando i parenti che si sono dati alla musica e forse stà meditando sulla sua sorte in quanto se da un lato è stato dichiarato specie protetta dall'altro i rischi per la sua sopravivenza non sono pochi: la sua carne è ricercata per la sua prelibatezza e dopo essere finito nel piatto il carapace è pronto a diventare charango, il traffico crescente anche nell'America latina è un nuovo rischio per gli armadilli che incautamente attraversano le strade non essendo abituati al nuovo pericolo che provoca vere e proprie stragi tra questi animali che una volta schiacciati non possono più nemmeno essere utilizzato per i charanghi.
Nell'attesa di nuovi sviluppi del lavoro sto' esaminando una scheda tratta dal testo di Marco Cavedon - Compagna chitarra - da me più volte citato dove ci sono dei dati inerenti il charango come l'accordatura e i calibri delle corde che possono essere utili per una maggiore conoscenza di questo strumento tipico dell'America latina che è un liuto popolare a tutti gli effetti.


9 -mystral1320
Beh, caro Pietro, ad essere sinceri (a meno che non sia cambiata in questi anni), la cosa peggiore é la mentalità locale legata al poco o nullo rispetto per gli animali...

Un collega sudamericano alla scuola di Cremona, si faceva vanto del loro malcostume di divertirsi investendo animali sulla strada... Fossero cani, gatti, armadillos o altri...
Per loro si trattava di un "divertimento"....
Spero che in questi anni tale mentalità sia veramente cambiata....

10 -Pietro
Finalmente siamo alla fine,
Riguardando le immagini iniziali e confrontandole con queste si vede tutto il lavoro.



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Lo strumento suona anche con le corde più leggere della tabella di Marco Cavedon dove ho però dovuto operare una piccola modifica: lo 0,5 indicato per i due LA e per i due DO non è proprio il massimo, bene per i due LA della seconda coppia di corde ma non per i due DO della quarta coppia di corde in quanto essendo la nota una terza più alta del LA era troppo appariscente e le corde troppo tese in confronto alle altre, ho montato quindi lo 0,45 sui DO e mi sembra che suonino bene e che siano più bilanciati.
Per il resto l'assimetria esistente prima è per forza di cose rimasta in quanto la parte cel carapace attaccato al manico non lo ho scollato perchè l'operazione presentava troppi rischi. Ho comunque notato che in tutti i charanghi è più o meno presente, forse è il materiale costruttivo (carcassa di armadillo in primis) che porta a questo.
Per i decori il materiale originale è stato usato solo per la rosetta, anche se con un diverso disegno, mentre per il contorno non ho potuto recuperare nulla in quanto era praticamente un agglomerato di colla, stucco e materiali vari; ho solo cercato di riprodurre un disegno similare.
La cordiera è quella originale.
Per tutto il lavoro la colla impiegata è quella animale a caldo anche perchè la ritenevo la più adatta per il carapace che presentava numerosi crepi e fenditure.
Lo spessore della cassa alla fine è di 1,5mm con una maggiorazione a 1,7 in zona ponticello e bordo, più o meno come all'origine.
Un poca di vernice lucida a spirito (veramente poca) ha completato il tutto.
Ho letto con piacere tutti i consigli e i pareri arrivati anche se, sinceramente, ho potuto applicarne pochi in quanto questo strumento ha veramente esigenze particolari da vedere (penso) di volta in volta.
Comunque in questo PDF liberamente consultabile e scaricabile ci sono dei dati e delle immagini che rendono più completo il tutto:
https://app.box.com/s/0ahoxfe356hr9mcx5i1c
Questa missione impossibile non mi è proprio andata male, non so se ce ne sarà una prossima... preferisco andare sul sicuro con strumenti che conosco meglio.


11 -mystral1320
Beh, caro Pietro non posso che complimentarmi con te. Hai fatto secondo me un ottimo lavoro. Per quanto concerne i vari consigli, in questi casi é come dici tu, spesso possono dare solo una traccia da seguire ma poi tutto il resto va improvvisato al momento.
Il disassamento é del tutto normale. In natura le cose totalmente perfette semplicemente non esistono. L'armadillo é un animale e come tale é soggetto a delle disarmonie così come lo siamo anche noi. E' il nostro occhio che tende ad eguagliarle ma ciò non significa che non esistono.
Anche nel charango, chi lo costruí tentò semplicemente di ottenre la "simmetria" migliore secondo il suo occhio di certo ma anche secondo delle necessità tecniche che magari a noi sfuggono...


12 -fabiodm
Grande Pietro bel lavoro davvero
Quel armadillo é rinato per la terza volta stavolta per mano tua credo sia un grande soddisfazione.

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La discussione può proseguire con eventuali integrazioni.

Cordialità - Pietro -


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