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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Tasto zero e altri racconti
MessaggioInviato: 21/06/2019, 20:26 
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Iscritto il: 17/08/2018, 18:12
Messaggi: 34
Località: Como (provincia)
Buongiorno a tutti, possiedo una vecchia chitarra che sto sottoponendo a restauro lento e per cui avrò bisogno di due o tremila consigli, inizio dal Tasto Zero tanto per rompere il ghiaccio.
Restauro lento perché gli interventi fin qui prestati si sono succeduti con pause anche di diversi anni.

inizio Parte inutile, in caso di intolleranze passare oltre
Prologo: La chitarra in questione è appartenuta a mio cugino che, adolescente a fine anni cinquanta, volle provare a imparare a suonarla. In poco tempo, appurata l'incompatibilità tra la sua indole e le doti artistico/musicali necessarie, la poveretta finì appesa alla parete della sala dove rimase in mostra (l'omissione del «bella» è intenzionale) per una quindicina d'anni, fino a quando cioè, l'azione dell'umidità da villaggio lacustre e il sole tardo pomeridiano non iniziarono a comprometterne l'estetica. A quel punto mia zia prese provvedimenti e lo strumento finì a casa mia, come tutti gli oggetti di cui mia zia voleva sbarazzarsi senza compiere di persona un'azione troppo definitiva.

Lo stato dello strumento era poco rassicurante, oltre ad alcune scollature e una crepa della tavola armonica, la parte più esterna (celluloide?) della filettatura, lato mi grave, si era parzialmente scollata e invece di seguire la sinuosità dei fianchi, si era tesa collegando diritta «spalla/pancia» ignorando la «vita». Anche la verniciatura aveva bisogno di interventi. Mio padre, PluriHobbysta Precursore, completamente digiuno di arte liuteristica, fece del suo meglio per mettere rimedio a tutte le principali magagne, inutilmente, perché la chitarra risultò insuonabile, non teneva l'accordatura, resa difficile anche dal fatto che la plastica dei pomelli delle meccaniche slittava sui perni, poi le corde friggevano su troppi tasti, per non parlare dello scarso volume sonoro.
A mia volta feci del mio meglio per peggiorare le cose, mettendo corde metalliche (non l'ho detto ma è una chitarra classica) e aggiungendo un pickup («solo tre buchini» nella TA). Finii poi per relegarla in un angolo dello scantinato, dove poco tempo dopo anche il ponte fece ciao ciao senza manina.

L'intento finale, qualora il risultato del restauro dovesse essere soddisfacente, sarebbe di renderla alla famiglia di mio cugino, scomparso ormai da diversi anni, il cui figlio che suona il piano, potrebbe apprezzarla, sia come ricordo che magari per suonarla.
Fine parte inutile


inizio parte poco utile
Lo strumento penso sia, se non di liuteria propriamente detta (liuteria pregiata intendo), probabilmente di fattura artigianale, purtroppo la mancanza di cartiglio non aiuta, non so se assente perché non c'è mai stato o perché scollato e perso, il legno sembrerebbe massello, quello della tastiera è un'essenza molto più chiara del palissandro, almeno ora che è portato a nudo, di colore molto simile al legno del manico, che credo di mogano, anche lui piuttosto chiaro, i fret sono di ottone, sottili, stelo liscio senza alette triangolari ma con alla base delle tacche simili alla stradatura delle lame da sega.

Ho dovuto rimuovere i diciannove fret perché pur essendo il manico esente da imbarcature, i tasti erano ad altezze diverse.
Una volta liberata, la tastiera, si è rivelata, cosa che non mi spiego, tutta gibbosa nel senso della lunghezza, richiedendo una rettifica che ho dovuto effettuare, lentamente, a mezzo pialla. Ora è piana ma dovrei ancora verificare che lo spessore lato capo tasto corrisponda a quello lato ponte, non facile a tastiera montata.

Dovendo aprire la cassa per re-incollare la TA, nonché chiuderne la crepa, data la frequentemente dichiarata difficoltà a scollare la tastiera dalla tavola, pensavo inizialmente di agire staccando il fondo (pur integro), così come visto spesso fare in vari video o letto in alcuni tutorial. Dato che però ormai i fret li avevo tolti, pensavo più facile , utilizzando un ferro da stiro, scollare la tastiera e di seguito la TA in modo da poter rimediare più comodamente ai vari problemi.
Naturalmente il tutto sempre che la colla stesa sessanta o più anni fa sia reversibile e collabori.

Ora, una volta staccata la tastiera e verificato/corretto il suo spessore, pensavo di ricollocare i tasti prima di incollarla al manico.
Non ho ancora deciso se rimettere gli originali in ottone, dopo averli raddrizzati o cambiarli con dei nuovi in nikel/silver (che ho già acquistato da Rivolta in varie misure), e mi è venuto il dubbio che mi ha fatto decidere a chiedere consiglio con questo Topic a voi esperti del Forum.
Fine parte poco utile


Parte significativa

La chitarra in questione non ha un capotasto vero e proprio ma l'osso serve solo a incanalare le corde prima che si appoggino sul Tasto Zero. Mi/Vi chiedo:

  • il Tasto Zero deve avere le stesse misure degli altri tasti o essere più alto?
  • Se uguale (in effetti i diciannove fret rimossi sono tutti dello stesso spessore), come fanno le corde a non friggere già al tasto uno?
  • Che sia stato questo uno dei problemi originali dello strumento e che magari possa aver contribuito all'abbandono di mio cugino?
  • Sono consapevole che la tensione delle corde arcuerà il manico, ma mi sembra impossibile che l'entità di tale arcuatura basti alla bisogna, naturalmente spero di sbagliarmi.
  • Voi cosa ne dite?

Grazie fin da ora per le eventuali risposte, ciao, sandro


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 Oggetto del messaggio: Re: Tasto zero e altri racconti
MessaggioInviato: 22/06/2019, 16:39 
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Iscritto il: 20/06/2014, 19:21
Messaggi: 347
Località: Verona
Procediamo con ordine:

1 - il Tasto Zero deve avere le stesse misure degli altri tasti o essere più alto?
Il tasto zero deve avere la stessa misura degli altri tasti.

2 - Se uguale (in effetti i diciannove fret rimossi sono tutti dello stesso spessore), come fanno le corde a non friggere già al tasto uno?
Non frigge perchè è come tastare un altro tasto qualsiasi.

3 - Che sia stato questo uno dei problemi originali dello strumento e che magari possa aver contribuito all'abbandono di mio cugino?
Questo non è un problema e l'abbandono è dovuto sicuramente a altre cause.

4 - Sono consapevole che la tensione delle corde arcuerà il manico, ma mi sembra impossibile che l'entità di tale arcuatura basti alla bisogna, naturalmente spero di sbagliarmi.
La tensione delle corde se tutto è a posto non dovrebbe arcuare il manico.

Cordialità - Pietro -


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 Oggetto del messaggio: Re: Tasto zero e altri racconti
MessaggioInviato: 22/06/2019, 21:22 
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Iscritto il: 17/08/2018, 18:12
Messaggi: 34
Località: Como (provincia)
Grazie Pietro, la risposta n°2 è quella che più dipana i mei dubbi, è un ragionamento che somiglia a quello dell'uovo di Colombo.
Le altre sono a loro volta tutte plausibili, forse la 4° mi lascia leggermente incerto, ma penso di poterla verificare in seguito
(magari tra un poooooooo' di tempo). ciao, sandro


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 Oggetto del messaggio: Re: Tasto zero e altri racconti
MessaggioInviato: 23/06/2019, 13:29 
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Iscritto il: 20/06/2014, 19:21
Messaggi: 347
Località: Verona
Ma certamente!
Se il manico è di idoneo materiale e non è sottoposto a umidità e se le corde non tirano come un paio di buoi non dovrebbe cedere di un millimetro. Qualcosina forse... ma cose irrilevanti.
Non è proprio così invece per le folk con corde in metallo che tirano di brutto (specialmente nelle mani di taluni musicisti che se non hanno una muta minimo a scalatura tredici si sentono defraudati) ma in questo caso il manico è rinforzato da un inserto o ha la barra di compensazione.... ma questo non mi sembra il caso della chitarra in questione.

Cordialità - Pietro -


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 Oggetto del messaggio: Re: Tasto zero e altri racconti
MessaggioInviato: 24/06/2019, 15:54 
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Iscritto il: 17/08/2018, 18:12
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Località: Como (provincia)
Pietro ha scritto:
.........ma in questo caso il manico è rinforzato....non mi sembra il caso della chitarra in questione.....
Qualcosa in realtà c'è, il manico, una volta sverniciato, ha rivelato la presenza di un listello che lo percorre, paletta compresa ma piede escluso, non so se sotto al listello, che è legno dello stesso colore, si nasconde un qualche tipo di rinforzo. Tempo fa avevo cercato di capirlo con uno strumento «rivela-metalli» ma la presenza dei frets falsava la misura, purtroppo ora che non ci sono più i frets, per ritrovare lo strumento, dovrei ingaggiare un team archeologico esperto in scavi profondi. Forse farò prima a verificare quando avrò tolta la tastiera (col calore del ferro da stiro, ma non della pistola termica, giusto?). ciao, sandro


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 Oggetto del messaggio: Re: Tasto zero e altri racconti
MessaggioInviato: 24/06/2019, 18:40 
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Iscritto il: 20/06/2014, 19:21
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Località: Verona
Sicuramente è solo un inserto ma seguiremo il procedere dei lavori.


Cordialità - Pietro -


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