(Parte 4 - continua dal post precedente, è sempre neuma che scrive)Allegato:
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Quando la punta avrà raggiunto un certo grado di rifinitura, la si lascia da parte: tornerò ad affrontarla nel momento in cui l'arco sarà pronto per una sorta di "prova in bianco", ossia quando sarà montato con un crine provvisorio: se la punta ha ancora una leggera abbondanza, avrò margine per rettificarla in modo da precisare il bilanciamento.
LORBO - 24.9.2013
Molto interessante e istruttivo Neuma! Complimenti!
Quindi la scelta dell’argento per la scarpetta ha solo un valore estetico o ci sono altri motivi per preferirlo all’avorio?
mystral1320 - 24.9.2013
LORBO ha scritto:
.....valore estetico o ci sono altri motivi per preferirlo all’avorio?
La scarpetta alla punta ha come uniche necessità quella di rinforzare un parte tutto sommato delicata (soprattutto quando completa di mortasa) e di decoro.
Ad onor di cronaca, dal poco di archetteria che mi ricordo, la scarpetta osso-avorio-ebano nacque per accompagnare gli archi la cui fasciatura al tallone era costituita con fanoni di balena alternati a colore bianco e nero, oggi introvabili (ossia li trovi ma son plastica), mentre le scarpette in metallo (argento o oro) veniva usata con le rispettive fasciature in filo d'argento o oro al tallone.
Al tallone invece, è sempre presente (o comunque spessissimo) una lamella di alpaca, argento o oro che separa il legno della bacchetta dal tallone facilitando anche lo scorrimento di quest'ultimo. Infine il bottone che dirige la vite a perno è foderata esternamente dallo stesso materiale.
Il discorso a monte è identico a quello della montatura dello strumento: tastiera a parte (ma manco sempre) pirolo, cordiera e se del caso mentoniera sono costituiti dalla stessa essenza..
neuma - 24.9.2013
Io personalmente preferisco la scarpetta metallica perché più robusta, mentre quella in avorio o osso frequentemente si incrina o si spezza in caso di urto o caduta di punta dell'arco (e non di rado ho visto scarpette danneggiate anche dalla pratica comune in orchestra di picchiettare con l'arco sul leggio per applaudire direttore o solisti...).
Peraltro, non vincolerei più di tanto l'abbinamento di scarpetta e fasciatura.
Intanto, se pure entrambe nascono con finalità protettive poi successivamente divenute anche una potenzialità estetica - vedi uso di materiali pregiati oltre che inalterabili, cesellature ecc. - la scarpetta è storicamente più antica della fasciatura: nelle collezione museali sono presenti infatti archi del periodo di Tourte che presentano già la scarpetta ma non ancora la fasciatura (ricordiamo che invece l'arco fino al Barocco è privo di entrambe), e quella metallica è a sua volta più antica di quella in materiali organici (osso ed avorio, più di rado tartaruga).
neuma - 3.3.2014
In questo caso, credo che le problematiche del manufatto di dimensioni ridotte siano da collocare nel contesto della precisione funzonale: un mezzo grado di errore nell'orientamento nella faccetta dell'ottagono non è forse tangibile in un arco da contrabbasso, ma "sbarella" totalmente l'assetto del nasetto in un arco da violino.
Dopo l'incrinatura provvisoria dell'arco (è l'equivalente della montatura in bianco per lo strumento, ed evidenzia eventuali problemi dell'arco in tensione in modo che questi siano ancora ritoccabili con la leggera eccedenza ancora presente)
La fasciatura non deve essere ritenuto un "must" estetico inalterabile: è infatti uno degli elementi, insieme al materiale della vite (attualmente acciaio VS il più leggero titanio) di cui si avvale l'archettaio per bilanciare archi preesistenti senza arrivare a dover far ricorso a tecniche invasive e non reversibili, come ritoccare gli spessori della bacchetta, o eticamente discutibili come la sostituzione del nasetto (in un arco di pregio, il nasetto è parte integrante del valore stesso dell'arco, infatti spesso viene timbrato dall'autore al pari della bacchetta, e la sua sostituzione potrebbe inficiare l'autenticità dell'arco stesso).
Se si vuole modificare il peso nell'area del tallone, l'archettaio potrà optare per una fasciatura in oro (la più pesante in assoluto), per una in argento (più leggera), per una in fanoni di balena, ora in materiale sintetico (ancora più leggera), per una in seta (la più leggera in assoluto) o per fasciature ibride come metallo+seta, fanoni+metallo ecc.
Non dimentichiamoci, per altro, che alcuni archi moderni, come quello da contrabbasso modello tedesco, sono il più delle volte totalmente privi di fasciatura che non sia quella in pelle (ciò perché il peso del nasetto di dimensioni maggiori, nonché quello della mano che grava maggiormente, rispetto all'arco francese), ma non di scarpetta.
Ciò detto, per motivi indubbiamente estetici non è auspicabile abbinare una montatura in metalli diversi, quindi senz'altro un archettaio di buon senso sconsiglierà di montare una scarpetta in oro su un arco montato in argento, ma al di là di questo, direi che la ragione estetica viene comunque in subordine a quella funzionale.
fabiocatania - 1.11.2013
Salve Neuma, sono nuovo di questo forum e mi rendo conto che sto leggendo post di alcuni anni fa, perciò magari per te è già acqua passata, però ti volevo fare comunque una domanda. Io sono un violista e da poco ho cominciato dilettarmi riparando, crinando e provando a costruire archetti. Non ho ancora un tornio, e mi sembra che tu ne hai usato uno per costruire almeno uno dei tuoi due.
Mi potresti dare un consiglio su che macchina comprare? Tu quale hai, o hai avuto in uso? Io vorrei comprarne uno da banco, non troppo grande visto che faccio le cose in casa, ma il dubbio è di prenderne uno troppo piccolo e la stecca non entra nella parte sinistra del tornio per uscire dal mandrino.
Credo che si chiami "barra passante". Mi sapresti dire qualcosa in più a riguardo? Grazie!
neuma - 2.11.2013
Veramente, il post è stato iniziato due mesi fa...
Il tornio non è indispensabile per la costruzione di un arco, si può rendere utile solo quando per ragioni di produttività divenga indispensabile la sgrossatura rapida di un pezzo, ma come avrai notato l'arco di cui sto tracciando una cronistoria di costruzione non è assolutamente lavorato al tornio: questo è stato usato solo per la foratura, perché consente una centratura di precisione superiore ad un trapano a colonna di media qualità. In questo caso, ovviamente si rende necessario un tornio col passaggio di barra.
Ma, ripeto, è marginale per la lavorazione dell'arco, tanto che avrei benissimo potuto farne a meno..
neuma - 28.2.2014
Aggiorno il post con più recenti fasi di lavoro (ho acacntonato l'arco per un po' per altri lavori contingenti).
Dopo aver portato la bacchetta con l'ottagono quasi a spessore (resta circa 1 mm. che rimuoverò dopo una prima incrinatura provvisoria: questa servirà a verificare che l'arco in tensione non presenti curve anomale, che potrebbero necessitare di rettifica, nel qual caso un minimo margine mi servirebbe ancora) ed aver adattato le facce dell'ottagono nel punto di contatto con la "slitta" del nasetto, in modo che questo combaci senza basculare sul suo asse, e risulti in linea con la punta, pratico un approfondimento del foro, già accennato con il tornio che ne ha consentito la centratura, utilizzando una punta particolare per archetteria, che permette di effettuare una prosecuzione del foro con diametro inferiore, montata su un trapano a mano (che permette una discesa molto graduale) a sua volta fermato ad una morsa da banco.
Ora pratico lo scavo per la mortasa di coda, raccordando fra loro una serie di fori fatti con il trapano a colonna, usando una serie di scalpellini di passo dal 2 al 4 mm. È importante che lo scavo accolga la madrevite del nasetto senza gioco, per evitare che il movimento della vite non sia fermo all'interno della bacchetta.
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Proseguo la modellazione della punta, già sbozzata a coltello, con la lima, dando forma alla crestina, caratteristica del modello Sartory.
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E infine pratico la mortasa alla punta (in questo caso il lavoro è un po' più ostico a causa della presenza di una scarpetta in argento) dopo aver accennato a matita il disegno della stessa sulla faccia della punta. Sarà importante rettificare correttamente i lati interni dello scavo, ricordando che quello che dà verso la punta dovrà formare un angolo ottuso con la base, in modo da permettere la forzatura del tassello al suo interno.
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Ora l'arco è pronto per una incrinatura provvisoria di prova, che effettuerò nei prossimi giorni
Guido - 28.2.2014
che lavoro! complimenti! Ma un archetto per violoncello è piu o meno semplice da costruire rispetto a quello per violino?
neuma - 28.2.2014
Più le misure dell'arco sono ridotte (come nell'arco da violino) più un'eventuale imprecisione costruttiva ne risulta amplificata, viceversa, la piega risulta relativamente più facile.
Se invece la bacchetta è di diametro elevato (come nell'arco da contrabbasso) la piega diventa un processo lungo, stressante per il legno e faticoso per il costruttore, ma le imprecisioni costruttive avranno un margine di tolleranza un po' superiore.
Forse, da questo punto di vista, l'arco da cello può considerarsi il punto mediano delle difficoltà: non troppo spesso, non troppo piccolo.
Guido - 28.2.2014
pensavo un pò alla lavorazione sugli strumenti, per esempio la scultura del riccio del violino è un attimino piu difficile per gli stessi motivi che tu dici, scolpire il fondo del cello è lavoro di fatica maggiore...insomma niente è facile in questo campo
mystral1320 - 28.2.2014
Guido ha scritto:
pensavo un pò alla lavorazione.....la scultura del riccio del violino.....il fondo del cello.....niente è facile in questo campo
Mah!!! Non son molto d'accordo a dire il vero. Che non sia facile è un dato di fatto ma è anche vero che una testa di cello o contrabbasso, essendo più grandi, appaiono di più all'occhio e quindi se fai una cappellata tendenzialmente si vede di più. Il riccio di violino è tutto lì, anche se non è semplice, ma rispetto alle altre dimensioni una cappellata (ovviamente entro certi limiti) appare forse di meno. Prova a cannare uno smusso su una testa di cello o contrabbasso poi mi dirai se lo stesso sbaglio emerge di più o di meno anche da lontano.
Guido - 3.3.2014
è la prima volta che non mi trovo concorde con te mystral il motivo è presto detto. un paio di decimi di differenza il mio occhio riesce a leggerli sul riccio del violino mentre su un cello faccio più fatica. È piu che altro un limite dato dall'esperienza e capacità, nell'ultimo riccio ho fatto uno smusso pronunciato per recuperare un maldestro colpo di lima, nel cello per fare un danno simile dovrei darne piu di uno colpo maldestro
neuma - 3.3.2014
In questo caso, credo che le problematiche del manufatto di dimensioni ridotte siano da collocare nel contesto della precisione funzonale: un mezzo grado di errore nell'orientamento nella faccetta dell'ottagono non è forse tangibile in un arco da contrabbasso, ma "sbarella" totalmente l'assetto del nasetto in un arco da violino.
Dopo l'incrinatura provvisoria dell'arco
(è l'equivalente della montatura in bianco per lo strumento, ed evidenzia eventuali problemi dell'arco in tensione in modo che questi siano ancora ritoccabili con la leggera eccedenza ancora presente)
(Continua)