Pietro
Oggetto: Viola da gamba bassa.
Della famiglia delle viole da gamba il basso è la taglia più usata ai giorni nostri, naturale quindi che sia pure la più costruita. Il materiale è lo stesso del violino: abete rosso per la tavola armonica, acero marezzato per fondo, fasce e manico mentre cordiera, tastiera e piroli sono in ebano o palissandro.
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Le dimensioni e la tecnica esecutiva non sono come la famiglia degli archi moderni, così pure il numero delle corde e gli spessori delle tavole.
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Lo strumento scomposto rivela chiaramente con la visione dei componenti interni la differenza con la famiglia dei violini. Le sette corde del basso di viola sono così accordate: LA-RE-SOL-DO-MI-LA-RE.
Le dimensioni si determinano partendo dalla lunghezza della corda vibrante (diapason) come per tutti gli altri strumenti e la grandezza complessiva è circa come quella del violoncello.
Il diapason e la cassa sono della stessa misura : 690 mm.
La larghezza della cassa: 400 mm.
Lo spessore massimo della cassa armonica: 130 mm.
Per il cavigliere la misura è determinata dalla forma, ma 220 mm vanno quasi sempre bene sia per il riccio che per la testina intagliata.
Tutte le altre misure si possono ricavare portando il disegno in scala 1 : 1 o riportando le caratteristiche di qualche viola bassa, specialmente d’autore.
Al limite ci si può basare su qualche copia fedele.
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La viola da gamba è uno strumento nobile e raffinato in tutte le taglie ed era prediletto dalla nobiltà. La sua accurata costruzione ed il cavigliere intagliato a testina soprattutto femminile, talvolta anche maschile, sono ancora adesso una prova impegnativa per ogni liutaio.
Cordialità - Pietro -
Al tema segue la discussione:
1 - organo
Questo argomento mi interessa molto! Sapresti indicarmi dove si possono trovare i disegni e i piani per la costruzione della viola da gamba basso?
2 - aldeo
Contributo prezioso anche per chi (come me, per ragioni di spazio) non potrà mai cimentarsi nella costruzione.
Saperne di più sulle viole è un po' come conoscere meglio la storia di famiglia del violino.
3 - Pietro
Devo dire caro Aldeo che non si tratta della stessa famiglia in quanto le viole da gamba e quelle da braccio (violino, violincello ecc.) erano due distinte famiglie strumentali con ben precise caratteristiche. Ai nostri giorni tutti conoscono bene le viole da braccio mentre quelle da gamba, cadute da tempo in disuso e soppiantate in gran parte proprio dalle viole da braccio, sono conosciute per lo più dagli amatori della musica antica eseguita in modo filologico. Comunque la viola da gamba è con il liuto e il clavicembalo ancora insegnata nelle accademie e nei conservatori di musica.
Ho dato un piccolo escursus alla sezione dedicata agli strumenti ad arco e vedo che ci sono più post dedicati alla viola da gamba: io li ho rivisti volentieri, qualcuno me lo ero pure scordato, una ripassatina ho visto che non fa mai male.
C'è pure un documento sonoro su una viola da gamba soprano che avevo costruito anni fa; uno strumento simile è grande come un violino e sicuramente lo spazio di Aldeo è più che abbastanza per metterla in cantiere.
Per Organo devo ricordare quello che è il mio modo di procedere: prendo un disegno attendibile, come quello del post, e lo porto in scala 1 : 1. Naturalmente mi documento il più possibile sugli spessori, sui legni ecc. ma non ultimo cerco di esaminare uno strumento da vicino e, se possibile, parlare con il musicista o il liutaio che lo strumento lo conosce bene. Questo lavoro di informazione e di ricerca spesso si rivela più interessante della realizzazione con il solo piano costruttivo che da i dati ma non l'anima dello strumento stesso.
4 - edo
Mi accodo a questo thread per chiedere alcune informazioni.
Sto costruendo una viola da gamba basso basandomi sul disegno di un modello Hanry Jaye. Ho già piegato le fasce e sto preparando il fondo, che ho giuntato e portato ad uno spessore costante di 3,5 mm. Ora devo provvedere alle catene e al rinforzo della giunta e mi chiedevo se per fare la catena che sorregge l'anima sia obbligatorio usare l'abete oppure se sia possibile usare acero come quello del fondo, naturalmente con la fibra disposta perpendicolarmente.
Che spessore usare per questa catena? Che sistema usare per il rinforzo della giunta? Diamantini, carta o cos'altro?
5 - mystral1320
Ciao Edo, premetto che non ho esperienza diretta nella costruzione di viole da gamba, ma mi affido al disegno del basso da viola di Henry Jaye del 1624, comperato presso il museo del conservatorio di Parigi. Il rinforzo é in abete rosso dallo spessore di 5 - 6 mm con una varietà di abete che abbia almeno una fittezza media di 12 - 13 fibre per cm lineare, mentre il fondo ha uno spessore più o meno costante compreso tra i 2,5 - 3 mm. La tavola armonica pare avere spessori compresi tra i 3 mm per arrivare in centro ai 4.5 mm. Anche qui la fittezza media é abbastanza elevata, ossia tra le 12 - 16 fibre per cm ai lati, sino ad una 30ina di fibre per cm sulla giunta. Inoltre, oltre alle CC, come fori acustici, presenta anche un rosone ellittico il cui centro é situato a 181 mm dall'innesto del manico verso centro-cassa.
6 - edo
Grazie delle informazioni. Mi resta il dubbio su come sia meglio rinforzare la giunta, se con diamantini, lino o pergamena. a proposito, i diamantini di rinforzo del fondo si fanno con acero o abete?
7 - neuma
Ciao Edo, con giunta intendi l'angolo del fondo piatto? Chiedo perchè io l'avevo realizzato piegando parte del fondo, e non con un pezzo a parte...
8 - edo
No, intendo la giunta centrale. Anch'io piegherò (meglio dire: tenterò di piegare) il fondo ed in quel punto pensavo di mettere una catena di abete a scopo di rinforzo della piega.
9 - mystral1320
Avevo scordato di rispondere a questa parte del tuo post!!! Se vuoi "maggiori" garanzie, puoi procedere con della tela di lino, ritagliato a nastro su una larghezza di ca. 20 mm, che verrà interrotta dove c'é il rinforzo trasversale in abete. La piegatura del fondo verso il manico, riesce meglio se viene praticato un lieve scavo a V e da piegare poi con mooolta cautela!!! Per fare una "gattata", sarebbe opportuno calcolare l'angolo di piegatura e praticare di conseguenza lo scavo a V con l'angolo esatto, in modo che, una volta piegato, si possa inserire della colla che lo rinforzi. Anche qui, per una maggiore stabilità, si potrebbero alternare delle strisce di tela di lino e mettendo anche dei rinforzini in abete all'incirca ogni 7 - 8 cm. Fai una suddivisione matematica della larghezza nel punto dove si trova la piegatura, calcolando una larghezza dei rinforzini in abete compresa tra 10 - 12 mm. I diamantini vengono sempre eseguiti in abete, con venatura perpendicolare a quella di fondo o tavola. Gli spessori degli stessi io li farei attorno ai 3 - 3.5 mm.
10 - neuma
Si, allora, alla giunta centrale avevo apposto una catena piatta (stondata) di circa 1.8 mm. di spessore. Alla piega del fondo (quando ho smesso di tremare per averla realizzata, che per un po' non ci ho dormito la notte) ho apposto una catena a V che segue lo scasso e la piega. Pare non abbiano ceduto dopo 2 anni e mezzo... ma tieni conto che si tratta di una 6 corde, e non 7.
11 - edo
Aumenterò di un tot gli spessori.Piace anche a me l'idea della catena piatta che segue tutta la giunta centrale. Ti chiedo delle precisazioni se puoi: questa catena si interrompe o passa sotto a quella di traverso che regge l'anima? Penso tu l'abbia fatta di abete, la venatura l'hai disposta parallela alla giunta o perpendicolare? Perchè nel secondo caso, se fosse in un unico pezzo, mi sembra difficile trovare il legno della lunghezza necessaria.
12 - neuma
No, è in acero a più pezzi giuntati in corrispondenza dell'incontro con le catene trasversali. Per gli strumenti ad arco uso sempre il legno corrispondente al pezzo (quindi catene in abete sulla tavola armonica, e in acero per il fondo, se questo è in acero) mentre sulle arpe finora hp usato per la catena e controcatena esterna (se presente) lo stesso legno delle fasce, riservando l'acero solo alle braccia interne.
13 - edo
Capito, grazie
14 - Manu
Cercando informazioni sulla costruzione della viola da gamba avevo trovato questo materiale piuttosto interessante
http://books.google.it/books?id=xVtIY_e ... &q&f=false Posso inoltre dire che la viola da gamba a sette corde di mio fratello costruita dal liutaio Federici su modello Colichon ha la giunta del fondo e di questo con le fascie rinforzata con la tela.
15 - edo
Molto interessante, grazie della segnalazione.
E' ora di fare la catena ed ho ancora bisogno di voi, magari Mistral 1320 che mi sembra abbia un disegno. C'è una regola per posizionare la catena nelle viole da gamba? In mancanza di questa mi accontenterei (si fa per dire) di qualche misura tipo spessore, distanza delle estremità dai bordi e distanza delle estremità dal centro tavola per poter stabilire l'inclinazione.
16 - mystral1320
Il posizionamento della catena di solito lo si ricava di volta in volta. All'interno della tavola, si dividono per 7 le parti più larghe dei polmoni superiore ed inferiore partendo dalla mezzaria (giunta della tavola) fino ai due estremi dedotti i bordi. I due primi settimi ricavati danno la linea d'appoggio della catena, mentre la lunghezza della catena é sempre pari ai 7/9 della lunghezza della tavola dedotto l'ingombro dei due zocchetti. Lo spessore (larghezza) dovrebbe essere attorno ai 12 - 13 mm, mentre l'altezza, indicativamente, dovrebbe essere 1/5 in più dell'altezza che misurerai tra la base della catena (incollatura) e il piano di incollaggio della tavola, cioé la parte piatta sui bordi che poi sarà incollata alle fasce.
17 - edo
Quello che mi mette in confuzione è il disegno che ho io, nel quale la catena è disegnata molto più inclinata di come verrebbe seguendo il metodo da te esposto; per questo credevo che nelle viole da gamba si dovesse seguire un criterio diverso. Nel disegno lo spessore è intorno ai 10 mm. Insomma, sono confuso.
18 - mystral1320
Sinceramente non ti so dire se, per quel genere di strumento, il calcolo differisca e, se si, come. Lo spessore se indicato così, va bene certamente. Non ho una grande dimestichezza con strumenti barocchi, eccezion fatta per il quintone a cui ho messo mano ed un violino a cui ho rifatto la catena anni fa per potenziarne la voce.
19 - edo
Finalmente sto quasi finendo la viola da gamba. La tastiera l'ho fatta di pero e mi chiedo, e vi chiedo: bisogna trattarla in qualche modo oppure si deve lasciare il legno nudo?
20 - mystral1320
La tastiera é sempre una sorta di compromesso. Da un lato, se eseguita in essenze compatte ma non dure come la tua in pero, richiede un trattamento per proteggerla dai grassi cutanei e dal sudiciume che inevitabilmente col tempo vi si accumulano. Pur essendo chi lo suona la persona più pulita al mondo, questa purtroppo é una "condicio sine qua non" anche solo per il grasso cutaneo che già quello insudicia non poco. D'altro canto ci si trova confrontati ad una superficie che subisce in molte sue parti un attrito quasi continuo per cui un trattamento pari a quello riservato al resto dello strumento (GL o vernice) durerebbe ben poco tempo rimanendo integro.
Va pure considerato che il pero, se rapportato al nero dell'ebano, é un colore abbastanza chiaro dove qualsiasi macchia tenderebbe ad apparire e farsi notare piuttosto che il contrario. Ovvio che nasce la necessità di poter trattare tale superficie con qualche artificio che garantisca una durata oltre che eventualmente anche una situazione di idrorepellenza o "lavabilità". Dal poco che so, rimanendo nel campo delle componenti "naturali", trattamenti che possano garantire ciò che descritto sopra non ce ne sono moltissimi, a meno, appunto di passare a vernici sintetiche o alla nitro che formerebbero una sorta di vetro superficiale. Quello che ti posso consigliare e che funziona alla grande oltre che essere eterno come trattamento, é l'impasto della superficie con Silicato di sodio (NaSio3) all'8% in acqua ed impastatura con olio di lino cotto. Unico inconveniente é che il trattamento non é incolore ma lascia una sfumatura giallastra.
Il procedimento é abbastanza semplice: fai una soluzione di silicato in acqua e la passi a straccio sulla superficie da trattare sfregando ben bene. Una volta asciugato il silicato, formerà una sorta di strato pulviscoloso sulla superficie. Si passa quindi (evitando il più possibile di toccare la superficie trattata con le mani nude) ad impastare con carta vetrata 600 o 800 la superficie dopo averla spennellata di olio di lino cotto. Con movimento in senso alla venatura, si lavora la parte sino a ché la carta vetrata si blocca, lasciando un residuo d'impasto viscosissimo. Si passa così alla parte adiacente e così via sino ad aver trattato tutta la superficie. Alla fine si passa un panno secco per eliminare i residui di superficie. Otterrai una superficie completamente idro e liporepellente (per cui "lavabile" all'occorrenza) e che avrà una durata infinita. Lo stesso trattamento lo puoi applicare all'impugnatura del manico che egualmente rimane esposta ai palpeggi della mano sinistra... Inoltre essendo un trattamento che entra abbastanza in profondità, sarà certo più facile che arriverai a dover sostituire o rettificare la tastiera per via dei solchi che si formano suonando che non per un problema della sua superficie... Come sempre, eventualmente prova il trattamento su un pezzo di pero per vedere come viene prima di applicarlo alla tastiera. E' eventualmente possibile colorare la soluzione acquosa aggiungendo delle piccole parti di colori diluibili all'acqua, per tentare di pareggiare il colore, ma senza esagerare, cioé rimanendo al di sotto del 3%. Aggiungendo troppo colore la soluzione si comporterebbe come una sorta di mordente col rischio di evidenziare eventuali sovrapposizioni delle passate che dovranno per forza di cose dare con lo straccio...
21 - neuma
Riguardo al silicato, dopo che Mystral me l'ha consigliato qualche tempo fa ho provato a cercarlo dal fornitore di materie per il restauro ed edilizia (sapevo che si usava in soluzione acquosa anche per le superfici intonacate - anche supporti di affreschi - con tendenza a sgretolarsi).
Purtroppo mi ha detto che da qualche tempo a questa parte non è più di libera vendita ma è necessario un patentino in quanto è stato catalogato come sostanza potenzialmente pericolosa (poi è uscita una serie di commenti che non riporto ). Infatti i consolidanti liquidi per legno, già pronti, che tiene in negozio e che fino a poco tempo fa erano silicato di sodio in soluzione acquosa, ora hanno una composizione chimica che lo esclude.
Sarebbe utile sapere se qualcuno riesce a procurarselo anche liberamente, e dove... (so che si usa sotto il nome di vetro liquido anche come antiparassitario per viti e piante da frutto...)
22 - mystral1320
Occhio a comperarlo già in soluzione concentrata!!! Dopo alcuni mesi tende a formare delle "nuvolette" che non son più solubili... L'ideale sarebbe trovarlo in polvere. Proverò appena ho un attimo a vedere se qui in CH lo si può ottenere liberamente in qualche drogheria... Sinceramente, l'appellativo "vetro liquido" mi pare la solita italianizzazione del nome inglese che appunto waterglass...
Intanto ho già dato un colpo di telefono presso una ditta vicina a Chiasso che probabilmente lo può fornire anche sfuso (se no quantitativo del bidoncino più piccolo son 13 kg!!!), ma il responsabile non c'era. Lo richiamerò domani per vedere, visto che esiste anche la possibilità di comperarne sfuso, quanto é la quantità minima, il costo. Da quanto riportato sulla scheda di sicurezza allegata al prodotto, in CH é classificato come classe di tossicità 1, il ché significa che é vendibile senza permessi speciali... Vi farò sapere.
23 - neuma
Se si trova... io spesso vengo in Canton Ticino (mio padre ha vissuto per lavoro parecchi anni a pochi km dal confine, e ogni volta che si rompe un tubo in casa devo venire su ) fammelo sapere e vado a saccheggiare qualche negozio!
24 - edo
Grazie Mistral dell'esauriente risposta. Tu parli di silicato di sodio, io ricordo che Sacconi parla di silicato di potassio, che quì
http://www.kremer-pigmente.de/shopint/i ... duct=77750 ha un nome in tedesco che mi ricorda molto waterglass.
Sono prodotti equivalenti per ottenere il risultato che descrivi oppure devo procurarmi per forza il silicato di sodio?
25 - mystral1320
Attenzione!!! Il silicato di potassio viene citato (se non ricordo male) quando Sacconi parla della LAVATURA del legno con la lisciaccia, cioé quella sorta di detersivo antico fatto con la cenere di sarmenti di vite fusa a crogiolo e che appunto restituisce potassa e calce, da cui le tracce di silicato di potassio riscontrate. Non parla, o se lo fa é solo un accenno, del silicato di sodio perché viene usato da alcuni liutai come una preparazione del legno, cioé eventualmente usato al posto della vernice bianca che invece usa Sacconi. Condivido le perplessità del Sacconi sul fatto di usare un inossante come il silicato di sodio, poiché forma uno strato vitreo sulla superficie che acusticamente si rivela davvero poco adatto da applicare sulla cassa dello strumento. Altra cosa é la sua applicazione su parti che non hanno influenza alcuna sul suono dello strumento, come appunto l'impugnatura del manico o il trattamento di una tastiera o di una montatura eseguita in acero come alcuni liutai usano fare (soprattutto la cordiera). Il silicato di sodio, infine, può essere usato o si rende indispensabile in alcune occasioni e a bassa concentrazione acquosa. Per fortuna non molto spesso, capita di imbattersi in tavole di abete rosso che hanno una consistenza molto sciapa ed un'elevata porosità che con la stesura della sola preparazione non restituisce una superficie ottimale, rimanendo tempestata di forellini microscopici ma che sotto la vernice si amplificano dando la sensazione di avere a che fare con una tavola tarlata... Va altresì detto che, nel caso si voglia o debba usare del silicato di sodio, la scelta andrà fatta a monte in quanto gli spessori della tavola dovranno essere lievemente ridotti rispetto al normale per compensare il forte inossamento.
Personalmente l'ho usato unicamente nel caso di copie antichizzate, a bassa concentrazione e mischiato a coloranti all'acqua che dessero una base cromatica al lavoro.
26 - il nero
Proseguo qui di seguito non volendo aprire un altro argomento.
Chiedo,volendo tentare la costruzione di una viola da gamba basso, se è possibile utilizzare per il manico legno di pioppo,così come ho intenzione di utilizzarlo per il fondo e le fasce. So che il pioppo non è legno di durezza sufficiente e che potrebbe dare problemi all'alloggiamento dei piroli,proprio per questo chiedo se qualcuno di voi ha esperienze in merito. Ed ancora:So che esistono innesti d'acero per manici,sapete se esistono pezzi per soli riccioli? Prima che lo chiediate vi dico che si tratta di motivazioni economiche e non di scarsa simpatia per l'acero! Nel caso che il pioppo non fosse adatto,andrebbe bene il pero?(ho grandi pezzi di queste due essenze) . Continuo chiedendo se,costruendo una viola d'ispirazione italiana(testore) avendo questa una forma a chitarra è bene mettere comunque gli zocchetti anche dove andrebbero se ci fossero le punte (io penso di metterli).
Vi ringrazio anticipatamente se vorrete rispondermi.
27 - mystral1320
Dipende da che tipo di pioppo intendi usare. Nella liuteria, il pioppo liscio si può usare per gli zocchetti mentre per fondo fasce e manico é stato usato del pioppo cipressino (nome scientifico: populus nigra italica) a patto che abbia come minimo 10 - 15 anni di stagionatura GARANTITI! Va compreso che il pioppo é un albero che cresce meglio a ridosso di fiumi e/o canali di irrigazione (vedi pianura padana le file di pioppi usate per separare le proprietà o demarcare, appunto, i canali d'irrigazione) per cui il tessuto ligneo che presenta é molto bagnato ed impiega più tempo che non l'acero per stagionare. In realtà, il pioppo cipressino ben marezzato (che tra l'altro é una meraviglia per l'occhio se ben lavorato e verniciato) é tutt'altro che "tenero" come legno, ma é bizzarro per il fatto che presenta venature molto compatte e dure da lavorare a volte alternate ad altre vene più molli. Consuma abbastanza in fretta il filo dei ferri e da scavare spacca letteralmente le spalle, proprio per quest'alternanza tipica di fibre... Se hai a disposizione del pero in discreta quantità, usa quello, soprattutto se sei ai tuoi primi strumenti. Il pioppo cipressino, in diverse fasi della sua lavorazione, necessita l'uso di lame dentate (pialletti e pialle) per poterlo lavorare un po' più facilmente... L'uso di lame dentate prevede il lasciare tutti gli spessori maggiorati in quanto per eliminare le tracce della dentatura occorre scendere un paio di decimi a rasiera... Il pioppo cipressino deve essere assolutamente stagionato soprattutto per la costruzione di manici!!! Ho memoria di un accaduto alla scuola di Cremona ad un mio compagno di classe. Per darti un'idea di quanto lavora il pioppo cipressino non accuratamente stagionato, il compagno stava finendo un cello, in pioppo cipressino appunto. Decise di abbozzare la testa verso la fine del terzo anno (allora la scuola durava un quadriennio al posto degli attuali 5 anni). Scolpì la chiocciola in modo magistrale, tanto da ricevere i complimenti dal maestro. Abbozzò anche la cassetta dei piroli, insomma mancava solo di completare la sgrossatura del resto del manico per il quale é necessario appuntarci la tastiera. Si andò in ferie estive e la testa rimase sopra la mensola nell'aula per essere ripresa e rifinita il successivo mese di settembre. Quando rientrammo dopo le ferie estive, il ricciolo era ruotato di quasi 180° rispetto al resto della testa!!! Inutile dire che dovette rifare l'intero manico!!!
28 - il nero
No,purtroppo si tratta d'un altro tipo di pioppo,dico purtroppo perché ha pezzi di durame di 60 centimetri e per la stagionatura...l'ho tagliato io nel 95 e non l'ho mai utilizzato perché aspettavo di diventare bravo e invece son solo diventato vecchio! Beh,userò il pero.
grazie.
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Naturalmente altre opinioni o ulteriori integrazioni sono sempre gradite.
Cordialità - Pietro -